TAPPA3 Monumento ai Caduti

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TAPPA3 Monumento ai Caduti

 

(dalla Lettera di Francesco Giuliani)

San Lorenzo, 10 marzo 1916.
Il tempo che si sta bene mi pare che fa presto a passare. Quasi un mese di vita più umana è già trascorso, e forse è vicino il giorno in cui si deve tornare dove si fa penitenza, e con questa io credo che non si acquista l’indulgenza.
Dal loco dove ci troviamo la guerra si vede e si sente, e perché ci troviamo fuori non ce ne diamo pensiero; ma quando si sa che è vicino il giorno in cui si deve tornare in trincea, o che soltanto si comincia a dire, allora non si sta più bene, ci riafferra la pena e la paura. […] Tutti quelli che siamo condannati a fare questa maledetta guerra, io sono certo che sospiriamo la pace.
Di guerra mia cara non te ne dovrei parlare per non tener vivo il tuo dolore; ma che vuoi questa è come quando uno ha una malattia, non dice e non pensa altro che se ne vuol liberare. Io ho cercato sempre di non farmi vincere dalla paura, perché quando si è nel pericolo può riuscire dannosa che fa perdere il lume della ragione. Io posso dire che non sono un vile ne un coraggioso, il coraggio tante volte non mi è mancato ma non ne ho fatto abuso inutilmente. Io non ho l’ambizione di salire in alto con atti di valore, mi contento di restare nel primo gradino, basta che mi riuscisse di salvare la pelle. Io non ho stima, né simpatia per quelli che sono i coraggiosi eroi; in guerra tutti quelli che vi sono distinti come eroi sono assassini, il vero eroe è quello che mette in pericolo la propria vita per salvare quella degli altri.
Nell’austriaco io non vedo un nemico come mi si vuol far credere, che devo dargli la caccia ed ammazzarlo ad ogni costo; penso che nel suo villaggio ha lasciato i suoi cari dai quali fu strappato come io lo fui da te. Nel mio cuore non c’è la frenesia omicida, rifletto che la vita di tutti è cara, ed ogni soldato morto o amico o nemico resta una madre senza figlio, o una sposa senza sposo o dei figli senza padre.
L’uomo non deve essere come il cane che aizzato si avventa; dalla natura ha avuto il dono del cervello, deve cercare di capire tutto, pensare e riflettere, e quando è spinto a fare il male, si deve guardare di non farlo. […]

Quinto Antonelli, Storia intima della grande guerra. Lettere, diari e memorie dei soldati dal fronte, – Donzelli Editore, 2014

Quinto Antonelli  è responsabile dell’Archivio della scrittura popolare al Museo storico in Trento. Nella sua ampia produzione a stampa si è occupato della formazione nel senso comune (Fede e Lavoro. Ideologia e linguaggio di un universo simbolico, Trento 1981), dell’immaginario folklorico (Storie da quattro soldi, Trento 1988), di storia delle scuola e dell’alfabetizzazione (Per una storia della scuola elementare trentina, Trento 1988 e A scuola! A scuola! Popolazione e istruzione dell’obbligo in una regione dell’area alpina secc. XVIII-XX, Trento 2001). Molti dei suoi studi vertono naturalmente sulle scritture “minori” e popolari. Numerosi sono i volumi da lui scritti e curati per le edizioni del Museo storico in Trento.

In allegato al suo volume Storia intima della grande guerra. Lettere, diari e memorie dei soldati dal fronte (Donzelli Editore, 2014) si trova il DVD del film Scemi di guerra. La follia nelle trincee di Enrico Verra scritto da Davide Sapienza, che ha selezionato e letto la lettera di Francesco Giuliani per il Percorso Libropedonale, Enrico Verra e Francesca Zanza.

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